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Al passo Gelato
Ero già stato più volte sul passo Gelato, ma sempre salendo dalla val di Fosse e scendendo poi verso Plan in Passiria. Anche perché il sentiero militare che sale dal maso Gelato al passo è , avendo una buona gamba, quasi completamente pedalabile, mentre quello che sale dalla parte opposta, cioè dal rifugio Lazins, è molto più rovinato e ripido.

O meglio era, perché da qualche anno il sentiero è stato rimesso a posto, addolcito nelle pendenze e lisciato nei punti più sconnessi. Metto allora questo impegnativo giro nella mia lunga lista dei giri da fare. La possibilità di partire si presenta un sabato, con l’occasione del giro settimanale con gli amici Roberto e Mirko, visto che anche loro hanno avuto la stessa idea.

Partendo da Merano, oppure anche da uno dei bikehotels della bassa val Venosta, si compie un bel giro ad anello, molto divertente ma anche molto lungo e impegnativo, circa 90 km e 2700 metri di dislivello. Decidiamo allora di partire di mattina presto, verso le 6, anche perché su al passo Gelato, a quasi 2900 metri, se la giornata non è proprio perfetta si accumulano spesso delle nuvole dopo mezzogiorno. Meglio allora essere in cima il prima possibile per godersi il fantastico panorama del gruppo del Tessa dall’alto. Prendiamo subito la bella ciclabile sterrata della val Passiria fino a San Leonardo, e da li la strada secondaria per Plata.

Adesso bisogna salire fino a Plan, la strada è piuttosto lunga e ripida, ma il tempo passa abbastanza in fretta pregustando quello che ci attenderà più avanti. A Plan in Passiria finalmente l’asfalto finisce, riempiamo le borracce alla fontana in paese e proseguiamo sulla bella forestale verso la malga Lazins.

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Siamo ormai quasi a 2000 metri, la giornata è fresca e siamo piuttosto infreddoliti dopo tre ore di pedalate. Entriamo allora nella caratteristica malga per riscaldarci con un cappuccino e riprendere le forze con un’ottima fetta di strudel. Dopo un quarto d’ora siamo di nuovo carichi per affrontare la lunga salita sul vecchio sentiero militare fino al passo Gelato. Sgonfio un po’ le gomme della mia fat bike, in modo da avere la maggiore aderenza possibile, e partiamo. Le prime rampe sono dure ma pedalabili e i primi trenta tornanti sono abbastanza larghi per poter girare agevolmente con la bici senza dover mettere il piede a terra. Arrivati al bivio per il Cigat, il sentiero comincia ad essere più ripido e con dei tratti sconnessi che ci obbligano a scendere ogni tanto dalla bici.

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Più però si sale, e più il panorama è bello. Dopo un tratto a spinta, ricominciamo a pedalare, il sentiero è esposto, però è sufficientemente largo per poter pedalare in sicurezza. Saliamo lentamente ma costantemente, ed è molto bello vedere sotto di noi i tornanti che continuano ad aumentare.

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Siamo quasi a 2600 metri, attraversiamo un ponte su un nevaio che ancora resiste al caldo

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e poi dobbiamo smontare e spingere la bici per qualche minuto su un tratto molto ripido e con delle rocce affioranti. Ne approfittiamo per fermarci e mangiare ancora qualcosa, visto che ormai siamo saliti di 2300 metri dalla partenza. Passiamo il tratto di sentiero che è stato messo a posto qualche anno fa, prima era molto ripido e sconnesso, adesso in effetti adesso è molto più pedalabile, anche se per qualche minuto bisogna ancora spingere la bici. Siamo sempre più in alto e ormai scorgiamo il passo Gelato sopra di noi.


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Ma prima, superati gli ultimi tornanti, arriviamo al rifugio Petrarca, o meglio a quello che ne rimane.

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Una valanga primaverile lo ha infatti quasi completamente distrutto e prima del 2016 non sarà ricostruito. Rimane solo una piccola parte, che funziona da ristoro provvisorio. Dal rifugio al passo mancano solo pochi minuti e in breve siamo in cima.

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Siamo fortunati, le nuvole sono abbastanza alte e possiamo ammirare lo splendido panorama sia verso la val Passiria che verso la val di Fosse, oltre che le cime circostanti sopra i tremila metri.

Ci cambiamo le magliette bagnate, indossiamo la giacca antivento e siamo pronti per la discesa. Tutte le volte che sono salito al passo dalla val di Fosse, mi immaginavo come sarebbe stato bello scendere da quel sentiero, e adesso finalmente potrò provarlo. Passiamo con cautela i primi dieci metri dove il sentiero è franato e poi montiamo in sella.

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Rettilinei e tornanti si susseguono uno all'altro, e in mezzo sempre qualche piccolo scalino da poter saltare per aumentare il divertimento. Splendido!

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Intorno a noi il panorama cambia molto in fretta, prima grandi rocce scure sembrano quasi cadere sul sentiero,

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poi cime ancora innevate fanno da perfetto sfondo a curve fatte in velocità. Man mano che si scende i colori cambiano, adesso alle rocce nere e alla neve bianca si aggiunge il verde dei pascoli più alti. E sui prati verdi le capre ci osservano mentre sfrecciamo veloci verso valle, chissà se notano anche i nostri sorrisi di felicità per la divertente discesa!

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I tornanti si susseguono uno dopo l'altro, sembrano non avere mai fine. Ormai il passo Gelato è lassù in alto, lontanissimo, e noi scendiamo passando ponticelli e cascate.

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Adesso la valle si apre diventando sempre più verde e in lontananza comincia a vedersi il maso Gelato.

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Dopo l'ultimo tornante si passa vicino al torrente facendo lo slalom fra i caratteristici ometti di pietra.

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Eccoci al maso Gelato, adesso possiamo festeggiare questa bellissima discesa con una fresca birra!

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Ora ci attende ancora una veloce discesa su strade forestali e asfaltate fino alla val Venosta e a Merano, ma ormai la parte più impegnativa e divertente è fatta, perciò ci tratteniamo con calma al maso, guardando gli infiniti tornanti che arrivano fino al passo. Finalmente, dopo tanti anni che passo da qui, sono riuscito a fare questo sentiero in discesa. E ne è valsa veramente la pena.
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